martedì 2 aprile 2013

Ricordi di infanzia

Stanotte ho battuto ogni record... ho fatto due incubi consecutivi, con buona pace del riposo notturno.
Ho un rapporto un po' strano con i miei sogni, e ancora di più con i miei incubi.
La prima fase, dopo l'improvviso risveglio, è quella più traumatica.
Fantasia e realtà si confondono, e percepire i sensi "veri" è la prima cosa che cerco di capire.
Fatto sta, che, nonostante mi assicuri che "tutto è apposto", il turbamento di quei ricordi "sognati", mi accompagna per tutto il giorno.


Stanotte ho "visto" che mi portavano via mio figlio.
L'ho visto e l'ho sentito.
Ho sentito quell'angoscia che parte dallo stomaco, cresce e si manifesta con un urlo agghiacciante.
Come quelle scene da film, con le scene rallentate per creare suspense.
Io ero lì, inerte, e una donna me lo portava via.

Da "sveglia" ho ripercorso quel film notturno.
Ho pensato che avrei potuto evitare il rapimento, che avrei dovuto prestare più attenzione a lui, non lasciargli la mano, non farlo uscire dalla mia visuale.
Mentre mi rimproveravo di tutte queste distrazioni, sono riaffiorati ricordi della mia infanzia.
Di quando ero piccola come Leo.

Fino a 3 anni la mia famiglia abitava in una casetta in periferia, vicino al mare, a Brindisi.
Eravamo solo noi, il giardino, un cane, Nerina, un gatto, Stefania, e un pappagallo, di nome mai conosciuto.
I ricordi, in quella casa, sono molto sbiaditi, ero piccola.
Quei pochi sono vivi grazie ai racconti e alle fotografie.
A 3 anni abbiamo cambiato casa, e dalla casetta in riva al mare, siamo andati ad abitare in un appartamento.
Di quelli grandi, con tante stanze.
Al 5° e ultimo piano, in un complesso che, inizialmente, prevedeva 40 appartamenti.
Tutto molto più grande e tutto da esplorare.
E ricordo, dopo pochi giorni dal trasloco, che io volevo uscire, andare in "cortile" (all'inizio era un cantiere in realtà...).
Sola o al limite con mio fratello.
E ho tanti bei ricordi di quelle "esplorazioni", delle nuove amicizie, dei giochi, dei litigi, delle partite di pallavolo che fino a 16 anni mi hanno accompagnato in quella casa.
Non ricordo, invece, la preoccupazione, il controllo, la supervisione dei miei genitori.
E non credo sia dovuto alla poca attenzione, perché quella c'era... fin troppo pure.
Ma semplicemente si era più tranquilli a crescere i figli "in mezzo alla strada", perché loro sono cresciuti così.
La televisione, con i cartoni e la pubblicità, stavano iniziando a prender piede nelle case degli italiani, ma noi preferivamo stare in gruppo.
Ma non è che all'epoca la gente era più "buona"...
Eppure i nostri genitori erano tranquilli...
Dopo 30 anni, io non lo sono.
Ho paura che qualcuno possa far del male a mio figlio.
Ho paura che qualcuno me lo possa portar via.

Cosa è cambiato negli ultimi 30 anni?!?



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